Libro di poesie "Tempesta di Plasma" (5)
Libro di poesie "Tempesta di Plasma" (5)
v
PAESAGGI VIVENTI
LA DAMA BIANCA
Quando l’orizzonte affoga nell’umido biancore della nebbia,
e il cielo si copre di macchie grigie,
tu scendi sotto forma di squame da quelle plumbee nebule di cotone,
per nascondere sotto il tuo algido corpo le calorose e bagnate terre fertili,
scivolando il tuo timido ventre sul campo paglierino e sulle sue foglie dipinte con colori caldi.
La tua fredda e morbida massa riposa afflitta sui monti, le colline e le pianure,
aspettando che l’esaltato fuoco venga a liberarla dalla depressione,
e sciolga il suo organismo restituendolo alla volta celeste.
…per poter ritornare a nuotare libera dalla pressione e dalla gravità.
…per unirsi con i suoi fratelli in giocosi stormi di vapore.
L’ESSERE DELLE OMBRE
Sotto lo scivoloso e il timido chiarore della Luna, slitta la notte,
reclinando il suo lugubre essere su questo meraviglioso tondo di zaffiri e di smeraldi.
La fredda massa della Terra si tinge di piombo e argento davanti allo sguardo attonito della sfera d'avorio.
“Perché tu piangi, ombra opaca?”
Chiede la Luna all'essere oscuro. Il suo sguardo straziato e triste risponde.
“Sono afflitto come un'immagine tetra perché, quando la luce sta per arrivare, la Terra mi si incrocia davanti e m’immerge nell'oscurità. Ogni volta che mi avvicino a quella splendente felicità, la Terra mi trascina sulla sua schiena nuda e cosparge il suo petto con le tenere e calde folate solari.”
SOTTO IL TUO SGUARDO BIANCO
Tra gli spazi di grigio freddo che si aprono nell’etere ti fai strada.
Sotto il tuo sguardo bianco,
riposa il prato irradiato,
inondato dal tuo passo fatato,
tagliato fuori dall’ombra dal tuo luminio barlume.
La tua fiamma chiara e tiepida,
sveglia la sua fame e innalza i suoi denti,
intaglia la sua forma con sagome verdi,
siluette vive s’innalzano, si abbracciano, s’intrecciano al suo torso marrone.
IL VIAGGIO DI UNA FIGURA LIQUIDA
Tra i rigidi oceani di pietra
e le morbide isole ferruginose sospese nell’aria
si spacca il tempo in frammenti opachi.
L’aria tocca le sue morbide cadenze
circondata da un abito grigio,
infiammata da una furia celeste lancia squame stellate,
e i piccoli occhi del cielo s’inchiodano nel terreno.
Oh, vieni tu che saturi di freddo la chimica grigia del vento,
tu mistero, disordine e moto che scagli giù una parte di tè
tra particelle di atmosfera.
Vieni, riversa sopra questa sfera di cocci di creta
le lacrime del tuo cuore bagnato.
Sfogati, lascia cadere i tuoi petali freddi.
La tua sagoma è incendiata da un groviglio di legami,
e tu le molecole non le puoi più trattenere,
lascia cadere le loro forme morte.
Lascia che veda le tue ferite,
le fontanelle di brina che costellano il tuo corpo.
Lascia che cada il tiepido e bianco miele dai tuoi seni fratturati,
tagliati dalla dura luce dell’ombra.
Il tuo mondo timido di perla e cenere
precipita frantumandosi tra le curve delle cordigliere,
sperando di poter rinascere,
nuotando come un angelo verso l’alto.
LA MORTE DEL CIELO
Una tremolante rete di macchie disperde l'eterno e ampio blu del cielo in pezzi celesti,
e la liquida cupola di ghiaccio si riversa sulle lande umide.
Le colonie di ragnatele che si ergevano una volta lontane e raggomitolate,
si fanno ogni volta più vicine, così vicine da poter graffiare il terreno con la loro morbida seta.
E qui che il cielo rompe le sue morbide cadenze, e precipita tra picchi dell’abisso,
tra le colonne di erbe verdi che tagliano l’aria migrando verso l’alto.
Con i loro tocchi argentati questi mondi di fili e cenere,
s’inchiodano tra i sentieri di rame e smeraldo,
ricamando con ombre il suo tessuto solido.
Il buio sta intrecciando la sua tela,
e solo una morbida lume piange oltre questo velo quasi opaco,
solo una piccola fiamma indelebile si erge oltre questo muro,
un giardino di farfalle di paglia che fluttuano tese nell’aria da aghi d’ombra,
sono steli circondati da mari di filigrane vive e da stelle bianche che si conficcano nell’aria.
SOTTO UN FIUME DI FUGACI STELLE
Sotto un fiume di fugaci stelle
si nascondeva il sole.
Nel suo cuore pieno di ardore
rotolavano vorticosamente le storie della sua vita piena di fervore.
Nelle sue viscere le ore
si mescolavano con le ore
portando l’ora del neutrone,
figlia del dolore di un protone sventrato dal suo furore,
o figlia dell’elettrone e del protone,
terra, argilla della loro unione.
Dal suo nucleo morente
l’eterno fiore latente
riversava un torrente
di fremiti e particelle,
bagnava col suo sguardo nascente
le coste di un pianeta fremente
da oriente ad occidente.
Così della sua veduta lucente
l’astro sfolgorante
ci porto con la sua presenza
della materia la sua inconsistenza
e degli isotopi la loro danza.