Libro di poesie "Tempesta di Plasma" (7)
Libro di poesie "Tempesta di Plasma" (7)
vɪɪ
MONDI SOTTERRANEI
LE FORZE DEL SOTTOSUOLO
Il terreno sanguinava, perdeva fiumi di polveri d’ematite e
la sua sagoma era stata costellata da sorgenti di andesite,
da rose ardenti che sorgevano dalle ferite della terra.
Dal lontano fondo di una fessura cinerea
si schiudeva un oceano di fusa pietra
e si tappezzava con bolle di gas con irruenza.
Quando il plasma e gli emociti terrestri si intingevano col freddo,
un rinnovato guscio basico si distendeva sul suolo acceso
e frammenti e siluette di pomice venivano catapultate dipingendo gli ambienti celesti,
verniciando l’aria con macchie d’oro e stelle cadenti.
Al di sotto di questa superficiale pelle,
i potenti palpiti terrestri aprivano incavi tra le particelle
e tra le sottili lamine di ossigeno e silicio che incoronavano il mantello.
Potenti flussi di calore dilatavano il ventre della sfera,
aprivano enormi vene e arterie rosse
che risalivano dalla Moho trasportando liquidi, gas e rocce.
Il calore e la pressione preparavano,
impastavano nuovi materiali,
strappavano frammenti dal mantello
per poter decorare il cielo con scintille,
per donare nuovo un vestito alla superficie.
Con questo nuovo abito di anfibolo, pirosseno e plagioclasio,
la Terra proteggerà il suo corpo dal freddo atmosferico,
da quei granelli di gelo che precipitano dal soffitto troposferico
o dall’immensità quasi vuota dello spazio.
SOTTO LE OMBRE DELLA SUPERFICIE
Sotto le ombre della superficie una faglia riposa nascosta,
una fessura addormentata tra petali d’arenaria e marna giace dentro la crosta.
Questa crepa si distendeva, voleva rinascere, crescere,
rendere la terra acqua, conoscere le sue sorelle,
far vibrare il terreno, incrociare le braccia con le sue gemelle.
Questa fenditura voleva scuotere,
spalancare, distendere il petto chiuso della Terra.
UNA POESIA DI AMORE PER LA TERRA
Di tanto in tanto
rinchiuso nella mia testa
pensavo nella tua pelle e nel tuo cuore.
Non ero molto innamorato
della tua veste macchiata di sangue,
ma sì del tuo profondo,
dei tuoi oceani incandescenti
e del tuo cuore metallico.
Mi immaginavo di calarmi
oltre la tua buccia sottile
e migrare verso un mondo fatato,
di nuotare dove solidi e fusi
si mescolano in una strana danza.
Appeso ai miei occhi
come un burattino,
ti guardavo come ipnotizzato.
Incollato con l’anima al tuo grembo
desideravo di conoscere
il tuo ventre vergine,
ma la vita non mi diede occhi per guardarti dall’interno.
I miei occhi e la mia vista
erano caduti per gravità sul tuo tessuto di minerali,
erano rotolati come perle verso il tuo nucleo,
che, come un’enorme calamita, li aveva avvicinati
al suo centro con i suoi invisibili fili.
La mia specie partorita
dal tuo utero ardente
sognava…
…un mare ruotante addormentato…
…sulle valli e sulle vette del mantello…
…un sottile intervallo di pietra fusa ruotante…
…sotto la tua pelle sottile.
Dalle interiora del tuo ventre morente
risalivano possenti spirali magnetiche,
che venivano e che ritornavano come le maree
trascinate dal sole e dalla luna.
Dentro a questa sfera di cristalli rotolanti
i tuoi palpiti vorticosi si aprivano strade
tra glomeruli di ferro, nichel e silice
portando i tuoi figli alla superficie…
…forzandoli a cambiare sembianze
una volta arrivati al loro nuovo mondo.
Dalle più profonde cavità del tuo petto
i cristalli venivano cullati
dai tuoi ritmici moti…
…per poi venir trasportati verso la tua pelle
dipinta di umidità equatoriale…
…per poi alzare la testa
con il destino appeso tra le lacrime del cielo…
…con il volto travolto da un’altra estate
la Terra veniva inondata dalla luce…
…il sole con i suoi automatismi ambrati
sì, sdraiava sulla crosta,
sollevava, faceva vibrare piccoli frammenti di atmosfera,
tingeva di nuove note l’aria
trasformando i piccoli corpi dei minerali
in altri nuovi corpi cristallini.